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La lotta tra il Carnevale e la Quaresima

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20 Febbraio 2023

Carnevale deriva dal latino carnem levare (eliminare la carne), poiché indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di Carnevale, prima del mercoledì delle ceneri. In fondo il Carnevale altro non rappresenta che una drammatizzazione del caos umano e sociale, che si consegna infine alla necessità di un ordine unitario, ed è la fede che offre una possibilità di riscatto a quella confusione. 

In realtà non è mai stato facile il rapporto tra Carnevale e Chiesa. E’ interessante come l’arte abbia colto sempre quella linea sottile tra sacro e profano, fino ad eliminarla nell’arte moderna, perché parlando dell’uomo non poteva non parlare di Dio e viceversa, cioè di quel Cristo fatto uomo. Proprio per questo nel ‘900 ritroviamo molto l’elemento della “maschera umana”, in modo provocatorio (vedi J. Ensor), nella ricerca di una verità profonda non evidente, anzi ben nascosta da atti violenti che distorcevano proprio quell’umanità più vera.

Ma per tornare alla raffigurazione del carnevale, un’opera che bene lo descrive, è “La lotta tra il Carnevale e la Quaresima” di Pieter Bruegel (il vecchio) del 1559, custodita nel Museo di Vienna. Questo artista è tra i primi a dipingere su questo tema.  

foto opera completa

L’aspetto che colpisce, oltre alla ricchezza di dettagli, è la rappresentazione di una scena di vita quotidiana: è un’affollatissima piazza di un villaggio del Nord, con in primo piano un torneo, di quelli realmente disputati nelle manifestazioni carnevalesche. L’interpretazione metaforica di duelli di questo tipo, con personaggi in carne e ossa, è documentata sia nel medioevo sia nel Cinquecento, in Italia e in Europa. I protagonisti che si fronteggiano sono il Carnevale e la Quaresima. Il primo, a sinistra, simbolo di abbuffata, è impersonato da un uomo grasso armato di uno spiedo, a cavalcioni su una botte (su cui è posizionata una coscia di maiale), spinto da uomini mascherati e seguito da una figura in nero che porta sulla testa i dolci tipici della festa. La seconda, a destra, simbolo del digiuno, è raffigurata come una donna smunta e pallida, con la croce di cenere sulla fronte e un’arnia sul capo, trainata da un frate e da una monaca, e sguaina una pala su cui sono posate solo due aringhe. L’arnia che contiene il miele, è simbolo della parola di Dio, del vero nutrimento di cui cibarsi, quella parola che nella bocca del profeta è come il miele. Attorno ai due personaggi principali si sviluppano due scenari molto differenti. Dietro al carnevale c’è un grottesco corteo di figure, per lo più mascherate e travestite che suonano, mangiano, bevono, recitano, giocano a dadi, e sullo sfondo c’è un’osteria; in contrasto con l’osteria, a destra c’è invece una chiesa, da cui esce una processione austera di uomini e donne, con indosso lunghi mantelli scuri da penitenti. 

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Al centro della scena c’è una coppia, che sembra rivelare l’intento più profondo dell’artista. La figura maschile ha una rigonfiamento sulla schiena, forse il carico dei peccati e delle debolezze umane; con il braccio sorregge la donna, che porta legata in vita una lanterna spenta. La coppia sembra seguire il fumo della torcia retta da un buffone davanti a loro e senza una direzione. 

DettaglioIl rischio vero non è nella tensione inevitabile tra le due realtà in contrasto, ma nel connubio tra mondanità e cristianità al buio, senza la luce di Cristo. Così sia il Mondo sia la Chiesa non troverebbero più direzione, perché non c’è più riscatto a quella confusione… ma solo follia, come quella mondanità spiritualeche Papa Francesco definisce “il male peggiore”. Non è la lotta che disintegra la persona, ma la dissoluzione degli schemi di senso.

In questo modo Bruegel non si allontana dagli artisti del ‘900, e anche lui ci propone una grandiosa e umoristica scena dell’umanità, di quella stoltezza del “mondo alla rovescia” e della follia umana in generale, che si vive anche oggi. Se si osserva bene l’insieme, malgrado la contrapposizione delle due diverse situazioni, risulta una chiara unità: festaioli e penitenti, ruotano tutti intorno allo stesso pozzo, a quella sete di senso. In fondo, non c’è una vera opposizione tra Carnevale e Quaresima, ma entrambi fanno parte di un ciclo perpetuo della vita, in un succedersi di trasgressione e penitenza, di desideri di carne e spirito che convivono e si rincorrono in noi, inseguendo in realtà quel compimento finale e unitario nella Luce.

Antonella Del Grosso mmx

Ha svolto parte della sua missione in Tailandia, per quindici anni, dove è stata Delegata per 6 anni. Ha condotto il suo apostolato nella pastorale sociale delle baraccopoli nella periferia di Bangkok, e ha accompagnato piccoli gruppi di cristiani della regione montuosa del nord. Si è dedicata anche alla decorazione di alcune cappelle, cercando di annunciare la Parola attraverso l'arte e l'immagine. Ha conseguito il diploma di Istituto d'Arte e Accademia di Belle Arti.