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“Siate costruttori di ponti”

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14 Gennaio 2021

Tanti studiosi e altre persone che riflettono con la sapienza della vita ai fatti che ci capitano, sostengono che viviamo oggi in un mondo frantumato; minacciato da guerre, violenze, inquinamento, malattie…anche se attorno a noi, al nostro piccolo mondo personale che ci creiamo, può sembrare che ci sia pace e tranquillità.  Tante notizie e situazioni che i mass media presentano a volte ci lasciano con un senso di paura e di smarrimento. Tanti giovani si sentono persi e disorientati perché in questa confusione non vedono i segni di un futuro promettente.

Nonostante ciò, ci fa bene pensare anche che c’è tanta gente che dedica tutta la vita, il pensiero, le forze, i beni e tante altre potenzialità per lottare e rendere questo mondo migliore; dove tutti possano vivere in pace, in relazioni fraterne. In questo impegno, i giovani hanno un ruolo molto importante da giocare visto che il futuro del mondo intero è nelle loro mani. Il loro futuro dipende dalle loro scelte, decisioni, desideri, orientamenti valoriali e vitali. È una lotta impegnativa che chiede il coraggio di andare contro corrente e di perseverare nella ricerca e il raggiungimento dei sani ideali di vita personali e comuni. Per questo, i giovani hanno bisogno di essere sostenuti e accompagnati da persone adulte e mature, testimoni di una vita coerente e pienamente vissuta.

Per costruire i ponti

In questo senso Papa Francesco, come testimone e guida, ci indica con chiarezza l’esempio semplice di un cammino da intraprendere giusto per iniziare la lotta. È importante che, in un mondo multietnico e globalizzato come il nostro, bambini e giovani imparino ad essere costruttori di ponti; non alzare muri, ma creare ponti ovunque e dove le relazioni sono spezzate. Ciò vuol dire anche, essere esperti nell’intrecciare relazioni interpersonali e significative, capaci di aiutare a crescere nell’amicizia, nell’accoglienza, nel rispetto dell’altro e del diverso, nello scambio di valori ed esperienze vitali, nel ricercare insieme ciò che unisce e porta l’umanità a vivere pienamente la sua vocazione.

In questa ottica, il papa incontra e dialoga costantemente con i rappresentanti degli studenti dei cinque continenti mediante la piattaforma tecnologica Scholas occurrentes[1] (un’iniziativa nata a Buenos Aires nel 2001 da papa Francesco, allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio, che punta all’affermazione della cultura dell'incontro per la pace mediante l’istruzione e il coinvolgimento dei giovani del mondo intero. Questa organizzazione educativa ha la sede in Vaticano dal 2017).  Un modo concreto per creare ponti tra questi giovani studenti è aprire la mente a ciò che li unisce nel rispetto della diversità. Il Papa ha ricordato che Scholas è nata a Buenos Aires come “una rete di scuole vicine per costruire ponti tra le scuole” della Diocesi. Sono stati costruiti molti ponti, “alcuni anche transoceanici! È incominciata come una cosa piccola, come una illusione ma oggi è presente in 190 paesi e coinvolge ragazzi e giovani di 445.891 scuole, realtà educative pubbliche e private.

Alcune indicazioni pratiche

Alle domande dei ragazzi, soprattutto a quella per sapere come le scuole possono avanzare nella comunicazione e creare ponti, il Papa ha risposto proponendo alcune indicazioni da vivere come impegno nella quotidianità.

- Saper comunicare esperienze e ascoltare gli altri: Voi avete molto nel cuore e potete realizzare molte cose … comunicarle, perché altri si ispirino a voi. Una comunicazione spontanea, semplice, che trasmette vita. Comunicare così è dire sì alla vita, è generosità, è rispetto, è evitare tutti i tipi di discriminazione. Andate avanti ragazzi! Mi piace quello che dite e quello che fate.

- Comunicare con la potenzialità delle varie lingue e con l’identità della propria religione. Oggi c’è tanta gente allergica a tutto ciò che fa riferimento a Dio. È possibile pensare ad un mondo autenticamente fraterno e aperto agli altri eliminando la relazione con l’Altro per eccellenza? Le lingue sono oggi un’arma potente nelle nostre mani per esprimerci e comunicare l’esperienza vitale, il credo, i valori umani, sociali e religiosi, l’azione di Dio nella nostra vita. 

- Comunicare con un linguaggio che crea pace: I giovani non vogliono la guerra, vogliono la pace! E questo dovete gridarlo dal cuore, da dentro: “Vogliamo la pace!”. È una frase che i giovani stessi dovrebbero gridare oggi con forza a tutti quelli che propongono loro progetti e ideali sbagliati. Il futuro sta nel vostro cuore, nella vostra mente e nelle vostre mani. Però attenzione, si tratta dei giovani con due qualità: giovani con le ali e giovani con radici. Giovani che abbiano ali per volare, per sognare, per creare, e che abbiano radici per ricevere dagli anziani la conoscenza che ci possono dare solo i più grandi. Per questo il futuro è nelle vostre mani, se avete ali e radici. Avere ali per volare in alto, per sognare cose buone, per sognare un mondo migliore, per protestare contro le guerre. La pace e i giovani camminano insieme, diceva papa Giovanni Paolo II. No alla comunicazione che distrugge, che crea calunnia, che ferisce, ma sì a tutto ciò che crea armonia e comunione.

- I ponti si costruiscono attraverso piccoli tentativi di relazione, scambio e arricchimento reciproco: la gioventù ha bisogno di comunicare e condividere i propri valori. Questo passa oggi attraverso questi tre pilastri: l’educazione, lo sport e la cultura. Lo sport è importante perché insegna a giocare in squadra e salva dall’egoismo. Per questo è importante lavorare in squadra, studiare in squadra e andare nel cammino della vita insieme in squadra.

- Create una cultura dell’incontro: Non ci sono dubbi, che il mondo sia in guerra! Nessuno ne dubita! E nessuno dubita, quindi, che il mondo sia in disaccordo su varie questioni fondamentali. Bisogna proporre una cultura dell’incontro, dell’integrazione, dei ponti. Questo vale anche per le istituzioni. Creare ponti tra famiglia, scuola, Chiesa… quindi è necessario ricomporre il patto educativo tra tutti questi attori. Ognuno di loro gioca un ruolo che nessuno può sostituire. C’è un proverbio africano che dice che “per educare un figlio, serve tutto un villaggio”.

- È importante rafforzare i legami: i legami sociali, familiari. Tutti, ma specialmente i bambini e i più giovani, hanno bisogno di un ambiente adeguato, un habitat che sia realmente umano, in cui siano soddisfatte le condizioni per uno sviluppo personale armonico e per la loro integrazione nel più grande habitat che è la società. Quindi, importante risulta l’impegno a creare una rete estesa e forte di legami realmente umani, che sostenga i bambini, che li apra fiduciosamente e serenamente alla realtà, che sia un autentico luogo di incontro, nel quale il vero, il buono e il bello abbiano la loro giusta armonia. Se i ragazzi non hanno questo, solamente gli rimane il cammino della delinquenza e delle dipendenze”. Oggi, in certi paesi, sta diventando normale la situazione dei bambini di strada. È una vergogna ai nostri occhi.

Il Papa ha quindi incoraggiato “a continuare a creare questo villaggio umano, sempre più umano, che offra ai bambini un presente di pace e un futuro di speranza. In voi vedo, in questo momento, il viso di tanti bambini e giovani, quelli che porto nel cuore perché so che sono materiali di scarto e per i quali vale la pena di lavorare senza sosta”.

 

Video: Giovani costruttori di pace:

[1]Cfr.https://www.scholasoccurrentes.org/it

Francine Bisimwa mmx

Nativa di Bukavu(R.D.Congo) Dopo gli anni della formazione svolta a Bukavu, ha fatto la prima esperienza missionaria in Burundi dove ha lavorato nell’ambito del catechismo, dell’insegnamento della religione e nelle attività dell’AMV. Dal 2013, si trova in Italia per la preparazione alla prossima missione. Ha conseguito il baccalaureato presso l’Università Pontificia Salesiana.