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La bellezza di essere giovane

Todjro Komlavi Kristofia
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05 Aprile 2024

Cominciamo questa nostra riflessione chiedendoci innanzitutto chi è un giovane. La fluidità concettuale del nostro tempo ci impone di essere cauti nel definire la giovinezza in relazione all'età e soprattutto in relazione alla maturità. Lasciamoci piuttosto aiutare da questa affermazione tratta dal libro dei Proverbi: «La bellezza dei giovani sta nella loro forza, e l'onore dei vecchi, nella loro canizie.» (Pr 20,29) Partendo da questa affermazione si comprende che la giovane età è definita dalla forza che è una virtù cardinale, una virtù primordiale da cui ne scaturiscono diverse altre. Ma va detto che questa forza va coltivata ed educata affinché diventi davvero leva per la bellezza dei giovani.

A tal fine l'Ecclesiaste ci dirà: «Sta lieto, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore e i desideri dei tuoi occhi.» (Ec 11,9). Questa esortazione ai giovani non va assolutamente fraintesa e confusa come incitazione ad una vita dissoluta. Ma al contrario, la giovane età è l’elemento chiave per una vita ordinata a Dio. Questo significa che la bellezza della giovinezza è il Signore stesso?

Il libro dell’Ecclesiaste ci avverte: «Sappi però che su tutto questo Dio ti convocherà in giudizio.» (Ec 11,9). Questo diventa molto importante per ogni comprensione della sua esortazione. Allora cosa vuol dirci esattamente?

Per l’Ecclesiaste solo una vita ordinata secondo la legge di Dio può essere riconosciuta come una vita piena e felice. Il salmista a sua volta arriva all'evidenza, esclamando: «Come potrà, un giovane, mantenere pura la sua vita? – Custodendo la Tua parola (Sal 119,9).

È allora chiaro che la vera bellezza dell'essere giovani è il Signore. Pero è anche giusto chiedersi: qual è il posto del Signore nell'educazione dei giovani del nostro tempo? Meglio ancora, che posto dà il giovane a Dio nella sua vita?

La giovane età in realtà è come il punto focale della vita, che riflette il passato dell'infanzia e fa brillare il futuro dell'età adulta. La giovane età ha questa cosa particolarmente bella: vuole reinventare il mondo perché ignora i limiti delle sue forze. Ma allo stesso tempo, paradossalmente, il giovane é alla ricerca di un modello e di un leader capace di fargli reinventare il mondo. Tuttavia, goffamente diciamo spesso che i giovani sono la speranza del domani. Meglio ancora, il giovane è la speranza di una nazione. Ma il giovane stesso vuole essere “l’oggi dell’indomani”. In altre parole, la bellezza della giovane età è essere la speranza del domani e allo stesso tempo la gioia dell'oggi. Meglio ancora, il giovane non è portatore di un futuro immaginario, ma al contrario, il giovane è piuttosto “il già totale ma il non ancora” che deve esistere e che deve rivelarsi.

Comprendiamo allora più facilmente che il ruolo dell'educazione che la giovane età richiede non è quello di darle una forma ma piuttosto di condurla a far emergere da sé la bellezza di cui è portatrice perché in essa c'è già la virtù della forza. Allora il ruolo dell'educatore si rifletterà in queste parole di Tito: «Esorta ugualmente i giovani a essere saggi, presentando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell'insegnamento integrità, dignità, linguaggio sano, irreprensibile, perché l'avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire contro di noi» (Tito 2,6-8).

Al fine di tutto, il posto di Dio per la bellezza di essere giovani diventa allora primordiale, come già ci aveva introdotto l'Ecclesiaste: «Sappiate però che per tutte queste cose Dio vi porterà in giudizio» (Ecc 11,9).