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Un regalo inatteso

Lucia Santarelli mmx
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15 Gennaio 2018

Da Londrina, in Brasile, Lucia racconta il dono inatteso di un anno di missione in Mato Grosso. “Mato Grosso”! Una missione che risuonava ai miei orecchi fin dalla giovinezza, quando dall´Italia partivano gruppi di missionari, per la rinomata “Operazione Mato Grosso”.

Arrivata nel 1964 in Brasile, nello Stato del Paranà, incontrai a Londrina i padri Salesiani, i quali pure preparavano e inviavano gruppi di missionari nel Mato Grosso. Mai mi passò per la mente che anch’io un giorno avrei potuto aver parte a tale missione.

Eppure, nel 2016, all’età di 86 anni, ricevetti dalla mia responsabile la comunicazione che ero destinata alla missione di União do Norte, nel Mato Grosso: un grande, inaspettato dono, che mi diede molta gioia. Giunsi nella nuova comunità nella festa di S. Giuseppe: poteva il Signore offrirmi un miglior protettore per il viaggio e per l’inizio di un nuovo capitolo della mia vita?

Dopo un tempo di contatti e conoscenza della realtà, mi resi conto che la popolazione sparsa in quel territorio immenso viveva in situazioni di salute, educazione, trasporto, lavoro, molto precarie. Cominciai a inserirmi in due gruppi biblici, nella catechesi per adulti, nel gruppo dell´Infanzia missionaria, nella formazione di chierichetti e nella fondazione di un gruppo di laici chiamati a vivere il nostro carisma missionario saveriano (lmmx).

Le altre due sorelle della comunità animavano i diversi ambiti della pastorale, soprattutto formando persone per assumere la responsabilità in tutti i settori, tanto al centro della parrocchia come nelle comunità lontane.

Con mia sorpresa, sono riuscita a programmare incontri con alcuni parrocchiani, a visitare gruppi e famiglie, ad accompagnare gli eventi della parrocchia. Per molta parte del mio tempo sono andata per le strade per far visita alla gente, che si è subito abituata a incontrarmi con la mia borsa blu, a invitarmi in casa per un cafézinho, a parlare dei suoi problemi o a chiedere una preghiera per qualche malato.

La partecipazione ai due gruppi biblici, per varie ragioni, si andava assottigliando. Ho fatto visita ai loro membri e ad altre persone di buona volontà, incoraggiandole ad avvicinarsi alla parola di Dio. Pian piano ho visto rifiorire la partecipazione, la passione per la Parola e l´impegno a vivere anche l’ultimo punto dell´incontro: “Che cosa ci porta a fare il testo di oggi?”.

Lo scorso anno, il tema della Campagna della Fraternità era: “La casa comune. Il mondo in cui viviamo è una casa”, e il motto: “Voglio vedere il diritto sgorgare come fonte e la giustizia scorrere come un ruscello che non secca”. La Campagna era centrata sullo sviluppo, la salute e la qualità di vita.

Durante gli incontri nelle case, i gruppi biblici si sono resi conto di situazioni abitative particolarmente precarie e hanno deciso di contribuire a migliorarle: chi non aveva denaro, ha offerto il suo tempo e le sue energie. I vicini hanno commentato: “Quei cattolici pregano e fanno i fatti”. Le famiglie beneficate hanno lodato Dio: si sono sentite parte di una vera famiglia, dove si può contare sull’amicizia e sull’aiuto dei fratelli.

Al primo incontro di catechesi per gli adulti, mi trovo davanti solo adolescenti e qualche giovane catecumeno. “Bene, se voi siete il gruppo degli adulti – dico riprendendomi dalla sorpresa -, significa che voi siete adulti, con un comportamento da adulti, assumendo l’impegno che viene dalla fede nel Cristo”.

“E la sala dov’è?”, chiedo. “Non c’è – rispondono -. Le sale disponibili sono occupate, resta solo la veranda della casa parrocchiale. Basta prendere le sedie dal salone e riportarle dopo l’incontro.”  I giovani vanno a prendere le pesanti sedie e le ragazze preparano l´ambiente: un tappetino al suolo, alcuni fiori, un quadretto della Madonna. Depongo anch’io quello che ho portato: una candela, la Bibbia e una pisside.

I giovani spiegano il senso delle cose da loro preparate, e anch’io spiego il senso di quanto ho deposto: “Con il battesimo riceverete in voi la fede, la vita stessa del Cristo: questo simboleggiano la candela accesa, la Bibbia che vi farà conoscere la verità, e la pisside in cui si conserva l´Eucaristia, il Corpo e Sangue di Cristo che alimenterà la vostra fede”.

Il campanello annuncia la fine dell’incontro. Chiudiamo con una breve preghiera. “Arrivederci, tornerete la prossima settimana?”. “Sì!”, rispondono in coro.  I giovani sono tornati con grande fedeltà. L’unica persona che non ha perseverato sono stata io, che a causa di problemi di salute ho dovuto lasciare il Mato Grosso per curarmi in Paranà, portando in cuore un’immensa nostalgia. Chi non la sentirebbe?